giovedì, marzo 25, 2021

BIANCO E NERO parte 2

La sensazione è che fosse tanto sfuggente quanto riservato, potevi anche stargli accanto per ore senza che lui parlasse o emettesse un qualsiasi altro suono, come un sospiro o un mormorio. Era capace di starsene lì, fermo, per un tempo indefinito, mentre il mondo, le ore e e gli eventi intorno continuavano a scorrere inesorabili, incauti del suo dolore.

Non che credesse poi molto nel genere umano, anzi, a dire il vero io credo che in cuor suo lo disprezzasse. Disprezzava tutti, più o meno apertamente, a parte le belle donne, quelle più disinibite e disponibili: con loro sfogava tutta la sua rabbia e le sue frustrazioni interiori, camuffando bassi istinti in amorevoli altezze poetiche. 

Amava e odiava così intensamente suo padre, da non parlarne mai. Quelle rare volte in cui ne parlava, lo faceva di fretta, quasi come se avesse paura, non chiamandolo mai "papà", solo evocando il suo nome, come un estraneo, e il più delle volte lo faceva di notte, mezzo addormentato o mezzo ubriaco, in entrambi i casi, sempre con la testa appoggiata sulle mie ginocchia e con una sottile e silente lacrima ad adornare il suo viso così infantile. 

Poi un giorno, senza nemmeno un preavviso, lo incontrai suo padre e debbo dire che rimasi in imbarazzo e senza parole (io che parlo anche nel sonno...), non so se per via della sua altezza, era immenso e mi sovrastava, pur essendo io una nanetta, o se per via di quell'aspetto glaciale che seppe infondere immediatamente nella stanza. Lui si limitò a presentarmi, non disse mai "ecco mio padre", ma solo "lei è...", e io?... beh non seppi balbettare molto se non uno sbiadito e sbilenco "piacere", più tramortita che felice, onestamente. C'è da dire pure che quando suo padre si presentò davanti a noi, seduti nelle ultime file di un teatro affollato, chiassoso e per nulla gradevole, lui mi aveva preso la mano, e la stringeva con dolcezza da ore. O forse la stringeva per farsi coraggio, se fosse stata la mano di un'altra, probabilmente, sarebbe stato lo stesso... questo non l'ho mai saputo. Sospettavo di essere per lui una sorta di antidolorifico di cui ci si serve nei momenti più drammatici della propria vita, prima di scadere verso un baratro senza ritorno.

Ciò che posso dire con certezza è che suo padre, infuse un pò di timore anche a me. E poi, sapete, per tutto il tempo in cui rimase con noi, pochi minuti a dire il vero, più per un dovere formale che per un piacere verso suo figlio, egli non si tolse mai gli occhiali da sole: non potei vederne gli occhi, non potei leggerne lo sguardo e questo credo che sia altamente significativo. Tu stai tentando di scappare da tutta una vita da questo genere di uomo, caricandoti le spalle di fallimenti, ferite, inopportunità, cadute rovinose, scelte faticose e drammi personali. Non volevi essere una sua copia, ti sei ribellato, sei scappato, letteralmente, dalla tua terra e dai tuoi doveri familiari, ti sei lasciato imbrigliare dalle tue stesse ossessioni, hai cucito sulla tua pelle le paure che volevi superare, facendo di te stesso una brutta copia della tua Ombra Junghiana, ti sei aggrappato a tutto ciò che incontravi per strada, senza mai fermarti a riflettere su ciò che realmente stavi costruendo o demolendo, a seconda dei casi, nella tua vita.

Dopo molti anni, credo che alla fine tu sia diventato esattamente ciò che non desiderassi essere: come tuo padre. 


 


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